Homo Mediterraneus
L’intento dell’opera è visionario, lirico e nel contempo sociale. Usando la sua materia prediletta, legni di barche usurati dal mare e rinati per una metaforica navigazione nel futuro, l’autore mette in scena la sua visione, che oscilla tra speranza e profezia raccontata per simboli. Un grande piano circolare di sale rimanda al valore di una archetipa saggezza. Al centro il protagonista: un “uomo ideale” impersonato da un timone antropomorfico che si erge dal sale, mare prosciugato. Dietro di sè l’uomo è sovrastato da elementi lignei verticali, alti e inarcati, curve iperboliche che simboleggiano colorate civiltà mediterranee; davanti a lui affiora dal basamento salino la grande tavola di un neo alfabeto, nato dall’elaborazione estetica di caratteri presenti negli alfabeti delle antiche civiltà mediterranee. Una lingua comune a tutti i popoli che abitano il Mare Nostrum, un alfabeto che nell’immaginario dell’autore getta un ponte di fratellanza e pace per il superamento dei conflitti di civiltà.
Ritorno alle origini
Il tronco nudo di un grande albero, tagliato per ragioni di sicurezza dalle autorità comunali, costituisce la premessa ambientale di questo intervento. Come gli uomini che alla fine del loro viaggio esistenziale tornano nel luogo delle loro origini col carico della loro storia, anche il fasciame delle barche, dopo aver servito l’uomo, aver viaggiato per mare e superato traversie, ritorna alla natura in un abbraccio all’albero, alla madre terra.
SCULTURA COMMEMORATIVA AI MIGRANTI